Camilleri e Vazquez Montalban, riporta la sezione speciale di elperiodico.com, dedicata al Festival del Noir Barcelona negra, sono stati legati da un'amicizia "alla siciliana" per anni, fino alla morte del grande catalano. "L'amicizia siciliana è un'arte difficile, fatta più di silenzi che di parole, che si compiace di sapere che l'amico è vicino a te, ti intuisce, sa darti una cosa prima che gliela chieda. E' fatta di pause, di lampi in fondo agli occhi" ha spiegato Camilleri anni fa, in una lettera inviata a un incontro di scrittori di noir, a Barcellona.
Pepe Carvalho si muove nella Barcellona degli anni 80 e 90, con pessimismo, cinismo e disincanto, senza credere troppo alla modernizzazione della città portata dalle imminenti Olimpiadi e dalla democrazia e lasciando intravedere in quella modernizzazione quello che oggi sappiamo, speculazione, corruzione, commissioni politico-affaristiche, di cui l'intera Spagna sta pagando duramente il prezzo. Salvo Montalbano si muove in una Sicilia dai codici antichi e da lui perfettamente leggibili, che proprio per quei codici fatica ad avere rapporti con la modernità e a fidarsi dello Stato e delle sue autorità, preferendo le commistioni affaristico-politico-mafiose che le permettono di sopravvivere (ma non di migliorare). A leggere di loro, dei loro pensieri, dei loro amori con donne improbabili, Livia e Charo, entrambe pazienti, pragmatiche e lontane, delle loro crisi di mezza età e del lorodesencanto, più di una volta è venuto da pensare cosa sarebbe stata un'indagine che avesse fatto incrociare le loro strade, sulla rotta Vigata-Barcellona per qualche non improbabile vicenda politico-mafiosa, tra l'isola e la Catalogna.
E' dal 2006 che BCNegra cerca di portare Camilleri a Barcellona, per rendergli finalmente l'omaggio che si merita, ma l'età avanzata e i problemi di salute dello scrittore, fanno sì che la premiazione venga sempre rimandata. Così quest'anno il Festival ha preso il toro per le corna e ha deciso che se Camilleri non può andare a Barcellona, sarà presente lo stesso al Festival, con una mostra curiosa e appassionata, in corso alla Biblioteca Jaume Fuster, fino al 9 febbraio. "Costretto dallo spazio e dal bilancio, il commissario della mostra, Joaquim Noguero, ha rinunciato al feticismo degli oggetti per dare tutto il protagonismo ai testi. Su uno schermo, un ripasso dei suoi temi chiave, attraverso istanti rivelatori dell'adattamento televisivo, con Luca Zingaretti. Alle pareti, una vera antologia di passaggi di Camilleri, che ricorre i suoi grandi temi, con appena alcune fotografie di paesaggi siciliani del psicoanalista Miquel Compte che, secondo Noguero, "come Montalbano cerca di capire l'uomo con l'immersione nel mezzo che lo circonda, il paesaggio"" scrive elperiodico.com.
Viene spiegato anche "il metodo Montalbano", che dimostra come "Camilleri sia stato essenzialmente un direttore teatrale, fino alla sua pensione". Perché? Perché Montalbano "arriva a un'intuizione e prepara una rappresentazione davanti al colpevole, che diventa prova del nove della sua colpevolezza" spiega Noguero. Poi dopo si analizza "il Montalbano anticonformista, sempre più preoccupato per la giustizia che per la legge ("è figlio del '68"), il grande adattatore delle forme letterarie degli autori che lo hanno influenzato (i riferimenti a Sciascia, Pirandello, Simenon, Pavese, Borges, Vittorini, Kafka, Dürrenmat sono costanti), lo scrittore che riformula la lingua (le sue opere sono un festival di usi graduati, personaggio a personaggio, del siciliano, che sparisce nella traduzione al castigliano ed è ricreato chiaramente in quella catalana), che è formato dal Paesaggio (la sua Porto Empedocle, su cui costruisce la mitica Vigata), che mantiene in piena forma i suoi sensi (la cucina di mare, le bracciate in mare in piena notte per chiarirsi le idee), che dà forma di romanzo alla cronaca della realtà siciliana (lasciando volontariamente, come un rumore di fondo, la mafia, per non cadere nella trappola di rendere i mafiosi seducenti protagonisti dei suoi libri)". Camilleri, insomma, appare come uno scrittore "multiforme", grazie alle "sue favole storiche ambientate in diversi momenti della Sicilia già riunificata, con ricorsi narrativi vari".
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