In libreria da ieri c’è il primo romanzo della nuova tetralogia di James Ellroy, uno degli scrittori dissacranti Usa più amati, tanto che la sua fama ha valicato l’oceano per approdare anche in Europa.
“Perfidia è un libro diverso dagli altri, è il mio romanzo migliore, quello che sento di più. Per la prima volta entro nei pensieri di una donna, nei suoi sentimenti. Entro nella testa di Kay Lake, la protagonista di Dalia Nera, che qui è più giovane e più spericolata. Ma per favore non chiamatelo noir. Ho scritto un romanzo storico con grandi personaggi, grandi idee, e grandi aspirazioni”.
La traduzione è di Alfredo Colitto, che ormai ha trovato un suo pubblico in Italia anche come scrittore in proprio.
Perfidia, che dà il titolo al primo volume della seconda tetralogia di Ellroy, è un brano del 1940 per orchestra jazz, vocale e strumentale, triste e malinconico. “Perfidia”, in spagnolo, non ha lo stesso significato che la parola ha in italiano. Significa, infatti, “tradimento”.
Ellroy, lo scrittore che ha rivoluzionato il noir, da ieri è a Torino per presentare in Italia la sua ultima fatica letteraria.
Poco meno di novecento pagine, copertina rosso sangue e una batteria di aerei da guerra neri nel cielo, il volume inaugura una nuova tetralogia di Los Angeles. Temporalmente questo romanzo e i tre che l’autore scriverà dopo si collocheranno tutti in epoca antecedente al quartetto composto da Dalia Nera, Il Grande Nulla, L.A. Confidential, e White Jazz, i best seller internazionali che hanno fatto conoscere Ellroy al mondo.
Quelli coprivano gli anni dal 1946 al 1958, la nuova serie riparte con gli stessi personaggi, in parte inventati e in parte storici, dal 1941. Perfidia si svolge interamente nei 23 giorni compresi fra il 6 e il 29 dicembre 1941, i giorni dell’attacco di Pearl Harbour e del conseguente internamento di 120 mila cittadini di origine giapponese negli Usa. La guerra oltreoceano è vista da Los Angeles, e per la prima volta pezzi di diario in prima persona si alternano alla narrazione. Il romanzo parla di amore e di tradimento, come il brano Perfidia, suonato dal Glenn Miller nel ’41.
Il diario di una giovane donna del 1941
“Ho provato a immaginare – spiega lo scrittore ai giornalisti dell’Agenzia Ansa – come avrebbe redatto un diario una giovane donna nel 1941, e non l’ho fatto certo per divertirmi, ma perché questo era il modo giusto per fare il libro. In Dalia Nera c’era lo stesso personaggio femminile, ma lì non avevamo accesso a tutti gli aspetti del suo pensiero, non compariva il suo punto di vista. Ho cercato di mettermi nei suoi panni, è stata una sfida nuova e il risultato è il mio libro più intimo e più sentito”.
“Tutto è circoscritto agli eventi di quel dicembre”
Ellroy non si lascia portare sul terreno dell’attualità e delle guerre dell’oggi, vuole restare al libro. “Non ho opinioni sulla politica americana contemporanea – afferma perentorio – niente nella mia vita va oltre il mese di dicembre del 1941, tutta la mia curiosità è circoscritta agli eventi di quel mese.
Le uniche domande a cui posso rispondere – rimarca – sono quelle che si riferiscono ai 23 giorni che narro nel romanzo. Benché sia in voga sostenere che scrivo noir, ho sempre scritto romanzi storici. Questo è il più grande, sono grandi le situazioni, grandi le aspirazioni, grandi le idee, è proprio un’altra cosa”.
“Scrivo per 9 ore al giorno, tutti i giorni”
Dopo un’infanzia fra le più dure con la madre uccisa senza che fosse mai scoperto l’assassino e il padre alcolizzato, e dopo un’adolescenza in strada, Ellroy ha trovato nella scrittura il suo riscatto. E il suo sogno per il futuro, assicura, è quello di continuare a scrivere. “Scrivere altri grandi libri – rimarca – ancora e ancora. Nove ore al giorno, alzandomi presto, lavorando due ore e mezza, poi mangiando un boccone e tornando a dormire. E poi rialzandomi e cominciando da capo, così per tutto il giorno, tutti i giorni”.
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