L'epopea della Milano criminale fra 1972 e 1984. Faccia d'Angelo, Frank Tarantino, il Catanese, sono i protagonisti in negativo del noir. La recensione
Patrizia Debicke van der Noot
Paolo Roversi, dopo le fatiche e il meritatissimo successo ottenuto con la nona edizione del suo Nebbia Gialla Festival, torna in libreria il 12 febbraio con Solo il tempo di morire(Marsilio, 2015, pagg. 461, 16 euro), naturale seguito diMilano criminale che descriveva la crudele, a tratti cavalleresca, epopea degli anni Sessanta e Settanta, in un nuovo, documentatissimo e coinvolgente spaccato di vita milanese e italiana nei dodici anni successivi che vanno dal 1972 al 1984.
In modo piano, senza sbavature, fa rivivere un mondo di delitti e follie che per dodici anni ha spadroneggiato a Milano e provincia e che ha visto il banditismo imperare e combattersi in un’ implacabile lotta armata all’ultimo sangue per il controllo della città, mettendola a ferro e fuoco con la connivenza di molti. Troppi: vicini e lontani.
Quando la polizia doveva contare le sue vittime e sembrava solo impotente. Anni farciti anche di rivendicazioni, di grandi cambiamenti epocali e di tanti famosi delitti eccellenti.
Una storica saga della malavita, un romanzo noir che si avvale di nuovo, come filo conduttore dell’intrigante biografia romanzata di uno sbirro eccellente, il questore Serra, colui che fu il più accanito nemico dei banditi, per raccontare la loro guerra per le strade di Milano.
Una storia intrigante, ben documentata e avvincente che senza peli sulla lingua narra di Faccia D'Angelo, l’assassino dagli occhi di ghiaccio, di Frank Tarantino e del Catanese. A capo delle bande che per anni si scontrarono e si contesero la supremazia di una città criminale piena di bische, dove imperavano il gioco d'azzardo, i bordelli e la droga: passando drammaticamente dalla cocaina all’eroina, con all’ordine del giorno le rapine, i rapimenti, le bombe e i morti ammazzati. Le loro storie personali e le loro vite. Le vittorie, le sconfitte e la fine dei loro potentati.
La Milano degli anni Settanta e Ottanta è quella che vede la lotta senza quartiere fra grandi e collaudate organizzazioni malavitose, che manovravano le loro pedine anche da lontano, e nascenti ma spietate batterie. Dodici anni della vita vissuta dalla storia criminale che ha cambiato faccia alla città e all'Italia.
Poi l’oblio? No. Pareva che si fosse cambiato pagina, o almeno che la delinquenza avesse scelto di operare solo in guanti bianchi, dietro facciate di comodo, ma le più recenti operazione di polizia dimostrano che, anche se gli attori sono diversi, i sistemi ritornano a farsi cruenti e il gioco sporco sta ricominciando per un nuovo medioevo di paura.
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