Esce il tredicesimo romanzo giallo dello scrittore e gionalista parmigiano. "Il commissario Soneri e la strategia della lucertola": una città avvilita e umiliata teatro di un'indagine che stavolta è anche morale, tra delitti e nebbie dell'anima
Giuseppe Marchetti
In una Parma avvilita e umiliata, senza idee e di scarsa attenzione alla cultura, s'aggira il commissario Soneri che tiene per mano il suo autore, Valerio Varesi.
Da Frassinelli esce, infatti, «Il commissario Soneri e la strategia della lucertola» il tredicesimo romanzo dell'autore parmigiano affermatosi tra i migliori narratori dei nostri anni.
Varesi s'affida a Soneri e alle sue indagini per costruire un romanzo in filigrana che apparentemente pare un effetto della strategia della lucertola e invece ne è una causa, la principale, la più intensamente vissuta e prospettata proprio in quella città di oggi che campa come può tradendo l'illustre tradizione della pétite capitale per adattarsi al ritmo lento della decadenza e dell'indifferenza.
Soneri lo sa. Soneri è un uomo astuto, che sa pensare e riflettere. Lo fa con meditata parsimonia, ma se decide non si tira più indietro.
«Il commissario Soneri e la strategia della lucertola» (che lascia la propria coda in mano all'aggressore e se ne fugge) è un romanzo di salda copertura drammatica e di lieve ironia. Tra nebbie e delitti come sempre. Ma questa volta le nebbie e i delitti trasudano vicende e profili di personaggi veri: c'è, infatti, nella vicenda, un qualcosa di vissuto, di percepito, di attuale, che Varesi non è riuscito a nascondere. O non ha voluto.
La vicenda - dice lo stesso autore - è «un poliziesco atipico», dove l'aggettivo vuol mettere i lettori sulla strada dell'interrogazione individuale e personale, vale a dire «e io da che parte sto?» con un poco d'incertezza e di curiosità allo stesso tempo.
Torniamo ad uno dei temi preferiti da Varesi: il racconto giallo come riflesso di una certa società, quella che perde e quella che vince. La prima è debole e inconcludente: la seconda è arrogante e ci lascia la coda.
Soneri si barcamena con grande savoir faire tra le due posizioni e sviluppa così un talento indagatorio che gli permette di non avere mai fretta, di non stare mai - almeno in apparenza - sulle cose, ma semmai di scrutarle, di percepirne i movimenti interni, le silenziose frane, i sussulti improvvisi e dissimulati all'esterno. Così fa lui, così fanno i suoi collaboratori che conosciamo da anni, e così fa Varesi che spia, annota, descrive, immagina e riferisce.
Il racconto gli nasce in mano e davvero in lui c'è una spontaneità che altri scrittori (quanti ce ne sono!) non hanno: è anche l'opportunità di viaggiare dentro Parma. Nessuno sa descrivere angoli, borghi e atmosfere di Parma, d'estate e d'inverno come Varesi.
Soneri cammina e riflette, ripercorre non solo le strade, ma gli avvenimenti delle sue giornate, i colloqui con Angela, Musumeci, Juvara, Piccirillo, gli incontri delle indagini, quelli occasionali con una serie infinita di gente chi timorosa, chi altezzosa, chi ipocrita, chi incredula.
Ma al centro resta sempre, anche in presenza di un delitto, il palazzo del Comune: «Il palazzo del Comune appariva più misterioso di un sepolcro e una folla vi stazionava sotto borbogliando congetture in attesa di un segnale. Erano arrivate altre troupe televisive e si erano aggiunti nuovi camper, trasformando piazza Garibaldi in una specie di campeggio. Soneri si sentiva eccitato e per qualche minuto passeggiò osservando lo spettacolo dimentico di Angela che lo attendeva a casa. Se ne ricordò solo quando sentì battere le nove al campanile del palazzo del Governatore».
Dunque, se la città è quella che è, la gente pure e pure gli istinti, cosa resta da fare a un poliziotto che voglia scoprire «il marcio» che pullula appena sotto una stimabile ed accettabile superficie?
Non resta altro da fare che mettere insieme le tessere del Male e gli interessi di chi perde e di chi vince.
Valerio Varesi in questo pazientissimo lavoro di ricostruzione mette tutta la propria sicurezza di cronista e di uomo. Di uomo - si badi bene - che ama la sua città e che la conosce coma una casa in suo possesso.
Quindi, «Il commissario Soneri e la strategia della lucertola» è anche, e soprattutto vorremmo dire, un'affettuosa e amara liturgia di racconto, una beffa che si traduce in rimpianto, in nostalgia. Soneri stesso, del resto, con la sua amabile e colta patina borghese, riesce persino a sorridere tra sindaco, amministratori e un vecchio signore che ha perduto la memoria come un telefonino usato.
La sua indagine, dunque, non finisce mai: è una indagine morale, la sua ma anche la nostra.
Il commissario Soneri e la strategia della lucertola, di Valerio Varesi - Frassinelli ed., pag. 311, euro 17,50
0 comentaris:
Publica un comentari a l'entrada