Stefano Piedimonte
Problema del giorno: dato un insieme di autori chiamati GdS (Giallisti degni di Strega) stabilire il motivo per il quale i GdS non concorrono mai – o quasi mai – al premio letterario più ambito d’Italia.
Stabilire, inoltre, per quale motivo i GdS che sporadicamente compaiono allo Strega, quando pure gareggiano, lo fanno con romanzi fuori genere, e non con i loro gialli-thriller-noir. Come se dovessero affrancarsi da qualcosa.
Ma da cosa, precisamente?
E’ una domanda che si pongono in tanti, a onor del vero. A ogni tornata. Tanto che ci si potrebbe domandare (ancora): forse che in Italia non c’è un solo giallista di qualità? Maurizio de Giovanni, uno di quegli autori che quando sfornano un libro hanno una caterva di lettori ad attenderlo, lo saprà pure se in Italia c’è almeno un GdS, un giallista da premio Strega.
E che diamine. Chiacchierando al telefono – gli autori napoletani si incontrano a Milano, a Roma, a Pordenone, quasi mai a casa propria: altra bella questione – Maurizio mi dice che secondo lui «in Italia c’è una netta distanza fra i premi letterari e il gusto dei lettori. Se il vincitore di un Premio Strega arriva a vendere 40 o 50 mila copie (una volta vinto il premio) e i libri che piacciono di più ai lettori ne vendono diverse centinaia di migliaia, un motivo ci sarà».
Circa i Giallisti degni di Strega, neanche lui ha dubbi. Ne snocciola tre al volo. «Donato Carrisi, Massimo Carlotto, Roberto Costantini». Per quel che può contare, sono d’accordo con lui.
Il problema, però, è di quelli tosti. Stiamo parlando di un riconoscimento ufficiale, di una giuria di letterati che ti dice «ok, ci piaci: tu sai scrivere». Non avrò pace fin quando non avrò sentito anche la voce di un critico.
Gian Paolo Serino, che oltre ai giornali usa i social network per consigliare (o spesso sconsigliare) libri, anche lui mi consola dicendomi che sì, l’Italia è piena di GdS. Ci sono GdS giovani, GdS meno giovani, GdS già acclamati dalla critica.Così, su due piedi, cita i nomi di Romano De Marco, Giulio Massobrio, Angelo Marenzana.
Qualcuno ipotizza che i motivi di questa latitanza forzata siano legati al mercato, e cioè: visto che i gialli si vendono da soli, meglio far gareggiare – e magari vincere – un romanzo che non avrebbe avuto altrimenti la stessa forza commerciale. Meglio spingere chi ne ha più bisogno. Ma non è sempre vero che i gialli si vendono da soli, e soprattutto: il giudizio qualitativo dovrebbe prescindere o no dalle ragioni commerciali?
Il mio amico de Giovanni (che ovviamente ha un posto d’onore fra i GdS italiani) mi ricorda che uno dei libri più belli di sempre, senza farla troppo lunga, è un giallo: Il nome della rosa. Che vinse, appunto, lo Strega. Cos’è cambiato nel frattempo? I GdS sono tali solo per noi poveracci? Noi lettori comuni?
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