29 d’octubre del 2013

De Cataldo, da “Romanzo Criminale” alla Roma della “Suburra

[Cinque quotidiano, 28 ottobre 2013] 

L’ultimo libro del magistrato scritto con Carlo Bonini


Giuliano Longo

La Suburra era il vasto e popoloso quartiere dell’antica Roma, noto per i suoi lupanari e la presenza di un’antica e diffusa malavita, spesso citato con amore o odio dalla letteratura latina.Suburra è oggi il nuovo romanzo noir del magistrato Giancarlo De Cataldo, noto autore diRomanzo Criminale, e del giornalista Carlo Bonini, inviato di Repubblica e autore di Acab, che in pagine ricche di suspense ripercorrono i tratti della nuova Roma criminale e dei suoi intrecci fra malavita organizzata politica.
Se vogliamo una sorta di Gomorra di Saviano riletta in romanesco.  In uno stile duro, gergale, da borgata, una Roma non più sotterranea emerge nella sua volgarità, nella sua avidità e nella sua ferocia. Se ne ottiene una trama dove, cambiati i nomi per convenienza narrativa, emergono volti noti della cronaca nera cittadina. Il gelido samurai col passato nel terrorismo nero, il capo degli zingari, il boss di ostia, gli strozzini di rango (i tre porcellini), i due potenti capi famiglia di ‘ndrangheta e camorra. Un complesso di poteri forti e malavitosi che si regge sul grande business del “uoterfront” (water front) di Ostia che attende solo il via dai politici in parte collusi.
Un panorama livido e violento, impastato di cocaina e prostituzione, dove la vita umana vale solo per la convenienza o meno negli affari. Personaggi ben delineati, quasi scolpiti, col loro contorno di assassini, tirapiedi, picchiatori e fedeli uomini di fiducia o aspiranti tali. Un romanzo dal dialogo nervoso e gergale le cui fila vanno ripercorse per comprendere la Roma di oggi nella lotta spietata e difficile tra servitori dello stato, magistrati onesti e inquirenti senza paura, e la piovra del malaffare che sta soffocando una città spenta, indifferente quando non omertosa.
Solo alla fine del romanzo si intravede la possibile vittoria di un emergente partito degli onesti, ma non sfugge, da parte degli autori, una sensazione di scetticismo e sottile disincanto di fronte a una lotta che non ha mai fine. E tutti i personaggi, schiacciati nella loro grassa ignoranza dall’intelligenza “politica” del Samurai, finiscono per rappresentare uno spaccato della realtà italiana di questi ultimi vent’anni di cui non si intravede ancora lo sbocco. Bel libro, forse più illuminante di tante ponderose e illeggibili indagini socio antropologiche.

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